FERRAGOSTO A ISKIA.
"Te ne scappi da Napoli e quelli si fanno trovare tutti quanti sull'isola."

la terza isola più popolata del mediterraneo è un gioiello, morfologicamente parlando.
spiaggette spettacolari, entroterra selvaggio, parchi termali, tassisti che si arrisicano su salite assurde co gli apecar.

anche per questo i tedeschi amano iskia.
e hitler qui avrebbe scritto il mein kaf.

perchè tutti quei personaggi per i quali abbandoneresti napoli pe stoccolma, te li ritrovi puntualmente tutti quanti là ad agosto.


pregiudicati, assassini, latitanti, scissionisti, baby-gang, cantanti di pianobar coi midi del commodore, mogli di detenuti al quarantunobbis, parcheggiatori abusivi, scippatori di rolex, falsi invalidi, i vari pacciani dell'erredue.

motivo per il quale l'albergo conviene pagarlo giorno per giorno.
perchè se fai na guardata di troppo la tua avventura sull'isola dei famosi finisce qui.

infatti so stato tre giorni, ed ho assistito a quattro risse/tarantelle.
quelle le mamme premurose si assicurano che i figli prima di scendere non si scordano di prendere una giacchetta per il fresco serale, e pure un temperino.

perchè a iskia ad agosto si usa un linguaggio non scritto e nemmanco parlato, ma gesticolato e accoltellato.

poi però ci so pure gli intellettuali che riescono ad articolare un discorso soggetto-predicato-complemento.
e li trovi sugli iot ormeggiati co arroganza, dove acchiappi a quello che tiene il rosario in petto perchè è cattolico ma va girando co un harem di troie, puttini co la erre moscia spacciati per figli, le moet bevute a mò di integratori multivitaminici, la bella vita dei film di vanzina, e i telefonini infizzati nella molla del costumino, uno slip beige che sembra una mutanda ma costa quanto la mia casa perchè magari tiene le iniziali di qualche stilista recchione cucite sopra.   

ma comungue.
dove capisci che l'essere umano è veramente un cacaturo inutile sulla terra è a sorgeto.

sorgeto è na piccola baia in mezzo agli scogli, dove ci sta tutta na serie di vasche termali.
un paradiso naturale, dove ti puoi fà na pelle al chiaro di luna, e se tieni genio intimeno ti puoi pure cuocere uova e patane sotto ai sassi bollenti.

bene.
per raggiungere sta baia si deve fare nu bellu scarpinetto, e soprattutto affrontare duecento gradini, prima a scendere e poi a salire.
quindi tu ti penzi che grazie a un ostacolo del genere mica ti puoi trovare laggiù in mezzo a famiglie dei quartieri co nonne, zie, bambini e barboncini, tutto compreso.

ncapa a me un posto del genere era assolutamente fuori dalla portata di una venditrice di sigarette di contrabbando di settantanni co le vene varicose che costruisce tutte le interrogative con la formula ma c spaccimm più tutto il resto appresso.

e invece mi sbagliavo.
perchè mentre stavo co le pacche nell'acqua a quaranta gradi, ed ero in pace co me stesso come quella volta memorabile che mi hanno servito una cocacola col mio nome sopra, bell e buono succede l'inverosimile.

il piccolo ristorantino presente nella baia fa partire una selezione danzereccia distruttiva, fatta di danzacuduro, il tiburon, la bellissima tranne-te-tranne-te-tranne-te di fabbrifibbra.
e soprattutto pà pà l'americano, che mi ha fatto assistere nuovamente a quelle scene di balli promiscui tipo la grande bellezza di sorrentino e reality di garrone, co ste milfacce che sciarmavano coreografie come se traessero linfa vitale da quelle hit radiofoniche, e i maschi che o si strusciano p cuoll alle suddette milfacce o riprendevano il tutto co dei tablet grandi quanto la guernica di picasso.

affianco a me, una riunione della nco.
tre discretissimi trappani lampadati, anch'essi co le pacche nella piscinetta, madonne tatuate sulle braccia, e sciampagna gallegiante a pelo d'acqua grazie a un mini-gommoncino.

uno di loro, masticando una malboro, si ferma e mette un punto a tutta la questione.
e dice
quello a iskia fann buon a fà 'e carestus.
si no sai quanta gent 'e spaccimm s'appresentass ncopp a st'isola.
aaaah m s stà bell ccà.
ciao.