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LA COZZA E' COME LA FESSA.
"E' bbona, ma è assai pericolosa."


per i napoletani che credono ciecamente nella risurrezione di gesucristo, il giovedì santo significa solo na cosa.
zuppa di cozze.
 
 
peccato però che in questi giorni so usciti un sacco di articoli sull'allerta epatite A, che hanno fatto passare un poco il genio di questo piatto della tradizione.
 
quello si sa, la cozza è famosa per essere la spazzina del mare. 
filtra l'acqua per nutrirsi di alghe e frammenti di sostanze viventi, ma trattiene anche un cuofano di batteri e metalli pesanti.
 
motivo per il quale, coltivarle vicino a uno scarico fognario le rende sì più appetitose, ma poi dopo entri a far parte dei supereroi marvel, e la tua caratteristica speciale è pisciare marmellata di cadmio.
 
 
le cozze andrebbero mangiate solo cotte, dopo averle lasciate spurgare per un'oretta - nonostante migliaia di testimonial appostati vicino ai cofani aperti delle fiat uno hanno provato nei secoli a dimostrarci il contrario, ingerendole crude, aiutandosi con coltelli sciacquati nelle pozzanghere.
 
 
dovrebbero essere mangiate vive - cioè non morte, come facciamo co tutti gli altri cibi per i quali proviamo affetto.
e si dovrebbe togliere sempre prima il bisso, che è quello struppone che fuoriesce da esse - che se usato come miccia non succede niente e par ocazz.
 
 
ah, e si deve pulire il guscio, compito che fino a qualche decennio fa, cioè prima dell'avvento delle pulitrici industriali, spettava ai padri di famiglia napulegni.
che non facevano null'altro in cucina, se non raschiare quei gusci come se fosse la cosa più difficile del mondo, e quindi ncap a lloro le femmine non la potevano mai capire la tecnica.
assù m'o bbec io, jisciallòc, tu spazz nterr.
 
 
 
nel '73, praticamente quarant'anni fa, ci fu il colera a napoli.
 
l'ultima epidemia di metà ottocento aveva fatto migliaia di morti (tra cui forse giacomo leopardi). 
subito dopo ci fu il risanamento del sindaco nicola amore - che su feisbuc usava lo pseudonimo quattropalazzi, cioè nicola quattropalazzi amore, un po' come le moderne annalisa senzabavaglio gargiulo.
 
ma comunque.
appena si seppe in giro sto fatto del colera a napoli, molti giornalisti del nord ci azzupparono il pane, e quasi tutti gli ultras avversari fecero finta di non sapere che scoppiò contemporaneamente pure in sicilia, in puglia e a barcellona, e coniarono quindi quell'ingiustificata associazione mentale secondo la quale la città più bella del mondo era abitata da colerosi, oltre che da terremotati.
 
 
chiaramente nel '73 la gente fece il giallo. 
file kilometriche fuori al cotugno, vaccini sparati co le pistole tipo piercing, medici co le maschere antigas, pescatori che per protesta s'abboffavano di cetacei co l'aids - tra l'altro girò sta voce che il limone disinfettava, e quindi bell e buono i fruttaiuoli li cominciarono a vendere come se fossero emorroidi benedette di charlize theron.
 
 
la cosa bella è che dopo gli accertamenti uscì che il vibrione colerico arrefonde malamente nella grande battaglia della sopravvivenza tra germi - e quelle cozze napulegne, coltivate fuori agli scarichi fognari, tenevano na densità di zozzimma all'interno che il vibrione non teneva proprio speranza di sopravvivere nel conflitto a fuoco co gli altri batteri veraci.
 
di conseguenza le cozze del nostro golfo non ci azzeccavano niente - qualcuno pensa che il vibrione arrivò in una partita di cozze tunisine, o forse tramite un marinaio marrocchino - uno di quelli che non solo ci tolgono i posti di lavoro nella marina, ma pò ci portano pure le malattie, ma io nollosooò.
 
 
alla fine non si capì da dove cazzo uscì sto colera.
quindi sciolt, abbuffammc 'e cozzc.
 
male che vada, ci fai na bella spruzzata di limone sopra, e si toglie tutto, pure l'epatite.
 
me l'ha detto gianni, il parcheggiatore qua sotto.
tiene sessantacinque anni, e degli splendidi occhi gialli come i fanali delle auto che aiuta nelle manovre.
 
quindi sciolt, abbuffammc 'e cozzc.
ciao.


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