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IL PRONTO SOCCORSO È IL PIU' GRANDE SPETTACOLO DEL MONDO.
E non si paga nemmanco il biglietto, al massimo il ticket.

 
il pronto soccorso di qualsiasi ospedale napulegno - se vissuto da portantino scansafatiche, o come me, co lo spirito di plinio il giovane - è uno dei teatri più affollati del mondo.
 
l'umanità varia e variopinta, le chiacchiere arabe, la gente che gesticola e urla come se dovesse farsi capire da sordi.  
 
una nonnina che soffre di aritmia cardiaca, consolata dal nipotino col nome di un personaggio di beverli hills novanta duecentodieci.
 
il tossico sdraiato sulle poltroncine, che russa a culo aperto.
 
il malamente che ha intenzione di sgozzare tutto lo staff in camice - a suo dire, essi non sono di nessun aiuto, solo che lo esplicita inserendo giusto qualche chitammuort e taluni piezzemmerd in più.
 
le tre vrenzole in tuta - il medico invita la prima ad entrare in ambulatorio, ma le altre due dietro dicono nono duttò, amma trasì pur nuje, simm carut tutt'ettre assieme acopp 'o mezz.
 
il bastardino che entra e esce, un evergreen.
quel canillo tiene sempre un nome scelto dal custode, che però lo chiama perennemente stufigl'ezoccl.
 
 
i vocaboli napulegni che echeggiano ovunque, e che suonano così adatti.
AUTOBBBULANZA, 'O PINNOLO, 'E 'NNALISI.
CANDìND, in luogo di qua dentro.
 
 
il giapponese col collarino, che aspetta su na brandina in corridoio, ha lo sguardo curioso di chi non si sta annoiando.
quando tornerà a tokyo avrà un buco di dodici ore sulla sua reflex, mannagg.
 
 
'o zuopp che vende i braccialetti ufficiali coi santini, in sgargianti colori fluo.
chissà da chi ha avuto il permesso di svolgere il suo esercizio abusivo fin dentro i reparti.
 
va dritto verso il letto di una vicchiarella. 
tenite signò, p' bona ciorta.
(la signora apre il burzellino) merò, teng sule sissanta centemisi, nun m ricere nient giuvinò.
signò, state quieta, abbast ca stat bbona.
 
 
ah, l'infermiere mast 'e fest.
cioè nessuno sa se è n'infermiere, un ricoverato, o semplicemente un maniaco.
girocollo d'oro, na specie di vestaglia spuntata fino all'ombelico, va girando co le paposce e saluta tutti quanti tramite baci co la lingua.
 
egli dispensa consigli, empatizza co le disgrazie di chiunque, suggerisce candidati per le regionali, controlla le flebo, si posteggia le donne incinte che so scese a fumare.
il cazzo di guaio è quando questo ambiguo figuro coincide proprio col primario.
 
 
non si sa come s'è pigliato sta laurea in medicina, ma grazie a suo zio, consigliere comunale di san giorgio a castrozza irpino, egli s'è ritrovato in una struttura pubblica a passare le giornate tra inciuci co gli ammalati, e a smistare quegli stessi degenti nelle sue cliniche private a baia volturno.
 
un fariniello co la brillantina, un pappone greve ma rincuorante, un francocalifano nato a montecalvario.
 
 
sì d'accordo, l'attesa per una radiografia,
un'emozione che ti scoppia dentro,
l'invito a cenare roba scondita,
una puntura fatta con nessuna cura...
il pappagallo da cambiare, ed era ora!
hai voglia di ammazzare chella 'nfermera,
si d'accordo, ma poi...
 
tutto il resto è noia. 
no, non ho detto normalità, ma noia, noia, noia... maledetta noia.
ciao.


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