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MA DI CHE PARLANO I CRIATURI.
Cioè voi siete sicuri che quelli so innocenti, né.

pare che l'amore vero sia quello per i figli.
solo per i neonati però, perché dopo i cinque anni quasi nessuno se li caca più ai figli.

i genitori scrivono tutti la stessa cosa al primo compleannino, al primo onomastichino, al primo dentino - amorino mio, cinque giorni di me e di te, un mese di noi, un dentino lungo una vita, ecc.
quando pò è evidente che il criaturo non sa leggere e non possiede nemmanco un aipad, e quindi dico io che gli parli a fare tramite feisbuc, chi 'o ssap.

ma forse forse il messaggio non è indirizzato al criaturo.

secondo il proctologo grumo-scozzese john dabliu mc entwistle, questo sarebbe l'ultimo residuo del proletarianesimo, quel fatto dei figli come unica ricchezza e risorsa per i disperati.

ovvero i criaturielli sfruttati alla stregua di estremo jolly per la rivalsa sociale - cioè tengo un figlio e ha parlato prima del tuo, ed è più fotogenico del tuo, guarda comm sta bbell co sto completino rodolfo valentino che l'ho pagato trecento euro che se lo metterà massimo tre settimane e basta, perché poi cresce.

ed è evidente che un criaturo non se ne fotta niente dei completini da trecento euro - così come i mici non se ne fottono niente del packaging delle scatolette del mangiare - e intanto gli scaffali dei supermercati se ne cadono di scatolette co le foto dei mici in posa, acconciati come puttane con fotosciop.


quello l'amore - qualunque esso sia - è un fatto da sfoggiare, un po' come il socialismo di vendola.
ormai quasi nessuno se ne fotte dell'amore in sé e per sé, così come nessuno più se ne fotte dei criaturi dopo i cinque anni.

e sta generazione di criaturi abbandonati cresce prima, ed essi diventano grandi e disillusi proprio come gli adulti.


largo san giovanni maggiore, un freddo meriggio d'ottobre.
una cricca di quattro bimbi, roba di dieci anni massimo a cranio.

il più grasso tra essi, un omino michelin un metro per un metro, si grattava compulsivamente le palle non ancora formate, tra una sentenza rancorosa e l'altra, pronunciata co l'arraggia co la quale i settantenni calano l'ass 'e mazz sul tavolo.

intimeno al mio passaggio ho udito il ciuttariello affermare, scoraggiato come un proprietario di un blockbuster, ma chill ormai sule 'a vacanza se chiava, ccà n s fà nient.

e il semola del gruppo, il bimbetto dall'occhietto vispetto, quello assai più magrolino, rispondere ma guarda che comunque beniamino ccà sta chiavann a ppazz.

e il ciuttariello, assai risentito, faceva notare na cosa. 
ovvero, ma che ci appizza, beniamino s chiava a tutt 'e purp 'e napule.


dieci anni, e già tanta voglia di buttarlo dentro - pur non avendo ancora un apparato genitale decente.
dieci anni, e già tanto livore per l'amico chiavettiere - a sostituzione dell'invidia per un bel balocco, per un supersantos, per l'automobilina dei ghostbusters.
dieci anni, e già tanta padronanza dei modi di dire e degli intercalari, da napulegni scafati.

dieci anni, e forse potevano tenere tranquillamente pure vent'anni ed essere un gruppo di nani.

e se sei nano, hai più difficoltà a chiavare, perché le ragazze ti vedono più come un figlio nano.

anche se, devo dire la verità, na volta vidi un porno - non mi ricordo se era cappuccetto rotto o biancaneve sotto i nani, forse più il secondo - dove c'era sto nano di colore, che di profilo sembrava un pezzo del tetris, quel pezzo del tetris che somiglia a un nano di un metro e trentacinque, dove il nano è un metro, e il suo pesce è trentacinque, ciao.



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