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IL NAPOLI E IL BLUFF DELLA DEMOCRAZIA.
Potere alla maggioranza, pure se sta piena di scemi.

questo non è un post sul calcio, sport che amo, ma argomento di discussione che odio. 

lo odio, perché si finisce sempre per parlare con eccessivo livore, immotivato fanatismo, e imbarazzante spocchia, di cose delle quali non si è quasi mai realmente competenti - se no giocavi in serie a, o allenavi in serie a, o gestivi una squadra in serie a - tu dici e vabbuò ma non vanno mai avanti i migliori - e io ti dico che è vero, ma stai tranquillo, tu non sei neppure il primo dei peggiori, basterebbe confrontare i tuoi post di settembre co quelli di oggi.

il punto non è la chiacchiera, figurati.
la chiacchiera dello zero a zero è un esercizio di stile, aiuta a svagarsi, e a pazziare co gli altri.
 
 
il problema è quella bucchina di arraggia, quell'ansia da ultima spiaggia - che poi è sempre l'ultima spiaggia -, la psicopatia selvaggia, la demagogia di selvaggia, quell'essere uterini a seconda di un gol fatto o subito, quei repentini cambi di posizione, di opinione, di striscione, analisi a pane e puparuoli, commenti istintivi, odio a schiovere, orgoglio a capocchia.


pienz che solo due mesi fa maurizio sarri, figlio di uno che faticava nell'italsider a bagnoli, era da chiavare nel cesso - non doveva arrivare a mangiare il panettone a natale, eppure oggi invece lo vedi manovrare le redini del più entusiasmante calcio europeo.

così come però il presidente resta sempre un pappone, nonostante i migliori risultati gestionali di sempre.

hamsik appannato, prima campione e poi bell e buono non serve più - ma tanto poi riservirà.   
higuain stev chiatto, quello pensa solo a chiavare, cavani era n'altro fatto proprio.
ma chi cazzo è stu allan.
insigne finito, insigne omostr. 

ma, ripeto, non voglio parlare di calcio.

io parlo di tifosi, dei fanatici, che in italia sono milioni e, prima che fanatici, sono cittadini di una democrazia rappresentativa.
che dovrebbe rappresentarli assieme alla loro pericolosissima capacità compulsiva di cambiare parere o al contrario ostinarsi a prescindere sulle cacate, spinti da impulsi emozionali che poco hanno a che fare con la logica, lo studio del passato antico e recente, la critica oculata che ti esce quando ci hai sbattuto così tanto la capa che po' hai capito come si fa.

motivo per il quale, la democrazia porta ai seggi anche e soprattutto queste persone.
capocchie stanche, avvilite, frustrate, rancorose, che appoggiano più un'idea romantica e il relativo personaggio buffunciello, piuttosto che un progetto in prospettiva.

la fallibilità democratica sta proprio in quest'emotività della maggioranza del popolino, nella conseguente demagogia dei candidati, nella brevità del mandato - che in tre, cinque, massimo sette anni devi dimostrare di essere il più forte e il più bello, e allò fai movimenti ad hoc per truccare la tua amministrazione, i debiti li posticipi alla gestione successiva giocando co gli swap, apri una galleria o un ponte a caso, distribuisci centeuro a tutti quanti, regali buoni spesa, ti chiavi le minorenni - a chi non piacciono le minorenni -, fai il piacione da mariadefilippi, ti incazzi coi negri e i polacchi di turno che si stanno fottendo il lavoro e pure alle nostre mogli, e là diventi il paladino dei poveri.

e se invece non fai promesse come un chiachiello, provi ad aggiustare i conti, cerchi di capire come risolvere il problema munnezza per le prossime generazioni, non alimenti un sistema di contratti farlocchi solo per far vedere che l'occupazione cresce, e non dai lavoro a tutti gli amici degli amici costruendoti il solito consenso clientelare, allò fai la fine dei tracchi. 

quello perché bisogna soprattutto mostrare, cosa che oggi è assai più determinante del fare - e cac'c ocazz, questo si sa, prima di mangiare intimeno fotografiamo il piatto, e tu mo te ne stai accorgendo.


a riguardo, esiste una bibliografia infinita sul paradosso della democrazia.
il teorema dell'impossibilità di arrow, la tesi del barone di condorcet, john rawls, il nobel paul samuelson, così come il politologo gaetano mosca.

i quali, senza entrare troppo nel merito ché qua non è il caso, sostenevano tutti la stessa cosa.

e cioé, che se si faceva un referendum a fine settembre per decidere di esonerare a sarri, stai sicuro che quest'ultimo sarebbe stato mandato a zappare la terra dietro poggibonsi, quasi all'unanimità.

e questo, detto a pane e puparuoli, ti fa capire a che serve far esprimere un parere alle pecore, che si tratti del fuorigioco o della privatizzazione dell'acqua.
ciao.


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