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CARAVAGGIO PRESENTA DON MATTEO.
Il quadro sulla vocazione dell'esattore che lasciò nu bellu stipendio per diventare santo.

 
michelangelo merisi, noto come il caravaggio, o forse vi ricorderete di lui per il ritratto sulla banconota da centomilalire - che all'epoca erano centomilalire, mica come oggi che co cento euro ti pigli na butteglia di prosecco da tre euro seduto in un locale colmo di chiattilli.
 
 
ma comunque.
il caravaggio nel milleseicento dipinse un quadro enorme, quasi un cartellone pubblicitario quadrato, che è così bello che ti fa scordare pure che la storia sotto non è tutta sta gran cosa - e infatti è la solita scenetta biblica di uno che faticava da equitalia e che bell e buono vede a gesucristo e diventa il meglio pezzo di pane.
 
 
in sintesi, gesù, accompagnato dal fido san pietro, entra in uno scantinato dove evidentemente non pagavano l'enel, e fa partire un raggio fotonico per indicare proprio a san matteo in mezzo a un gruppetto di esattori e magliari, e gli dice sient titò, 'e fernut 'e fà pastette, mò t n vien cu mme.
 
 
e quello che quasi all'unanimità è stato deciso essere san matteo - che prima della chiamata faceva il prete detective in una serie televisiva - pare dire na cosa tipo aspiè ozì, ma tu stai ricenn pop a mme né - banale citazione del taxi driver scorsesiano, quando robert de niro ripete ossessivamente allo specchio you talkin to me?!?
 
 
qualcuno però azzarda pure n'altra analisi.
che in realtà san matteo non è quello seduto co la barba, che somiglia a beruschi.
ma invece sarebbe quello scartellato in piedi che sta contando gli spicci - che all'epoca erano soldi veri, no come oggi che gli stagnarielli non te li firi di tenere manco nel burzellino. 
 
e quindi in questo caso beruschi starebbe indicando lo scartellato, che però non si gira nemmanco alla chiamata di gesucristo - pienz che arraggiuso che doveva essere, quello scartellato.

 
a sostegno della prima ipotesi però c'è il fatto che san matteo ha le sembianze di beruschi pure in un altro dipinto di caravaggio.
e poi perché in questo quadro appare come il sosia del re francese enrico quarto, appena convertitosi al cattolicesimo - probabile marchettone del merisi.
e soprattutto perché il fascio di luce sembra illuminare proprio beruschi.
 
 
la luce.
caravaggio è il primo direttore della fotografia della storia.
non sarà stato un grande a rappresentare le mani, visto che se ci sono dubbi sull'identità del san matteo è proprio perché gli ha fatto na mano nu poc' addovà - il dito di gesucristo è invece un chiaro omaggio all'altro michelangelo famoso, il regista di blow-up e zabriskie point.
 
ma a livello di light designer, caravaggio è uno che oggi faticherebbe a pazzi nelle discoteche come service di laser, strobo, e led - soprattutto quando spenti.
 
 
 
n'altra cosa mirabile è il suo realismo. 
cioè quel genio, pure quando inseriva santi e maronne, ma comunque gli dava sempre dei tratti di gente vera o quasi.
spesso personaggi di bassa estrazione, grevi, vestiti come quelli della sua epoca, niente moda-mare giudea (a parte, in questo caso, lo scialle di san pietro e gesucristo).
 
 
ma quelli che veramente mi fanno impazzire in questa tela so quei due criaturi - che però potrebbero benissimo tenere quarantanni portati na bomba. 
parlo di quei due vestiti da arlecchino.
che entra il figlio di dio, e loro sciolti e disinvolti non se lo cacano proprio ma fissano il vuoto alle sue spalle.
 
fanno bene, perché non se ne può più di tutti sti guru, santoni e veggenti da ottonovenove. 
e quindi massima stima per quei due, che hanno preferito fingere di essere diventati abbonati dopo la presumibile venuta dell'angelo che dice ammèn, piuttosto che dare aurienza a st'atu patatern.
ja ozì, ma c vai truvann tu e sti chiammate.
 
ciao.


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