AuanaSgheps
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LA GUERRA SOGNATA.
No pecché, sincera, io mi starei a casuccia a vede' a voi che vi scannate.

quelli gli hanno fatto na domanda.
e miss italia ha risposto cacchia cacchia che lei avrebbe voluto campare nel quarantadue, cioè durante la seconda guerra mondiale.
ma perché se ne parla assai, pagggine e pagggine, fatemi vedè la guera, e poi comunque io so femmina e quindi comunque me ne sarei stata a casa ihihih.
 
 
a parte la citazione coltissima di guida galattica per autostoppisti.
 
a parte l'ironia, inconsapevole, sul femminismo - na cosa tipo avete sempre detto che le femmine si devono sta' a casa a fare la cazetta, embè, e mo ve lo metto in culo io.
 
ma po'.
fate na chiavica a na pietra di diciotto anni - cioè diciotto anni, che se me lo chiedevate a me, quando tenevo diciotto anni, io avrei detto la stessa cosa.
e cioè ma quanto cazzo se ne parla di sta seconda guerra mondiale, pagggine e pagggine, prussurè, ma è mai possibile che la storia a scuola si ferma sempre a sta cazzo di seconda guerra mondiale, ma vogliamo andare avanti e parlare pure degli anni sessanta, di coltrane e poi hendrix, dei fricchettoni che oggi so diventati padri e i figli non fanno altro che dire ua pat'm è tutt scem, di craxi e della prima repubblica, tangentopoli, piazza fontana, la roba della gladio, la conversione di costanzo, di moro e d'alema, un po' di mario vanni, dell'inspiegabile ascesa di ezio greggio, il ritorno delle superga al quadruplo del prezzo, il montaggio dei servizi delle iene che taglia pure le pause tra le lettere di una parola, la colazero, la gente che sfoga su tripadvisor, ecc.
e ogni volta invece, prussurè, arriviamo a fine corso e ci fermiamo sempre a quella cazzo di seconda guerra mondiale.
 
ma io a sto punto me ne sto a casa, e mi imballo a guardare i video col logo di repubblica, dei bambini siriani scamazzati, delle tarantelle in africa, dei proiettili vaganti nei quartieri, degli attentati co tre morti in qualche paese civilizzato, e di conseguenza mi metto a pubblica' candele, link, e post d'indignazione.
 
perché quando si tratta di dire la cosa giusta, o na parola di conforto, o un abbraccio virtuale da sensibilone, ua ma quante ne vuoi tu, tanto è tutta roba gratis, che non devo scendere manco di casa, sto davanti al computer co la mutanda, mi sto sbrogliando i peli che si incarniscono nelle pietre nere sulle cosce, però massima solidarietà a tutti i fratelli in difficoltà eh, dall'operaio co la tanica di benzina, al popolo oppresso da miss italia.
 
 
la guerra sognata, il naufragio osservato al riparo degli scogli, concetti che miss italia ha mutuato da mastoni come lucrezio e blumenberg.
 
infati proprio lucrezio, nel secondo libro del de rerum natura, scriveva 
è dolce anche contemplare grandi contese di guerra
allestite per i campi senza la tua parte di rischio.
 
così come il pensatore tedesco, blumenberg, pensava che dinanzi a uno spettacolo del genere puoi fare due cose, o meglio, solitamente si fanno due cose.
e cioé, o restare indifferenti, insensibili, imperturbabili. 
oppure ci si lascia trascinare da na finta quanto sterile emotività, ripetendo platealmente una di quelle nenie da bizzoca tipo meronna mia puvriell, merò puvriell, merooò, senza però muovere uno spaccimma di dito.
 
 
detto questo, per togliere la frasca di mezzo, al concorso di miss italia dovrebbero fare domande più intelligenti.
 
tipo ue cara, ma quindi dingi che animale vorresti essere, ah il cagnolino, ah buono, e allora abbaia, vai và, caccia la linguetta, vai, prendi la mazza.
e buttarla proprio su sti discorsi ambigui come se fosse na commedia sexy all'italiana di serie b.
 
e metti in giuria a milli dabbraccio e pamela prati, na gonna senza mutanda, un capitiello da fuori, fai scandalo, gli ascolti s'impennano, e quindi ogni anno lo fai diventare sempre più sporco, e lì tutti seguiranno come dannati il concorso che incorona non la più bella d'italia ma la più sporcacciona - ché quella, la sporcaccionaggine, rispetto alla bellezza, è un valore meno relativo e soggettivo, e si misura in bucchini al minuto per tre e quattordici, ciao.
 
 
 
 


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