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CHE SCHIFO IL PESCE DELLE STATUE.
E' chiaro che è giusto coprire tutte le nudità nell'arte.

una delle attività più interessanti dell’essere umano è la censura.
per esempio, che ti metti a perdere tempo a coprire le nudità delle statue antiche, o quelle immortalate nei quadri famosi, o addirittura a tagliare le scene osè dei film.

siamo arrivati al punto che feisbuc manda avvisi di garanzia per foto b/n dove si vede mezzo capitiello femminile.
quello maschile no, il capitiello maschile è concesso.
quello delle donne invece rientra nella black list della buoncostume.

il censore è una figura simile al cazzo mio, con l’aria forse un attimino più severa.

la storia della censura ha visto diversi alti e bassi.
siamo passati dai fusti dell’antica grecia, che sfoggiavano micropeni molto eleganti e raffinati - contrapposti ai cazzi tosti e neri degli schiavi.
fino al medioevo bizzuoco, che buttò nel cesso secoli di studi sulle proporzioni, periodo dove ncap a loro ammacchiavano le pubenda co veli e tuniche p tutt part.

cioè dico io, pure l’iconografia di adamo ed eva, i quali vivevano da soli nel paradiso terrestre, che cazzo li rappresenti a fare co sti slip di foglie di fico, che pò come spaccimma si fa a mantenere na foglia di fico appojata sul pesce, mica già esisteva lo sparatrapp.

e quindi si passa ciclicamente dal medioevo al rinascimento - trent’anni prima magari hai tenuto hendrix e coltrane, e poi arriva internet e pensi ua chissà mo che puo’ succedere co la democratizzazione dell’arte, alla grande, e invece poi s’è capito che dare possibilità a tutti significava talent show, grande fratello, i cappelli obey, i selfi in fila per entrare da warhol al pan, le foto coi filtri alle lasagne.

e dire che la nostra storia ci ha regalato le stupende svergognate del botticelli, i nacchennelli ignudi di donatello, gli spar’m mpiett di michelangelo tipo il david, ecc.

niente.
oggi siamo in una fase dimmerda, quella la storia è ciclica, così come l’ipocrisia del decoro - che bell e buono si passa dalla scioltezza estrema, all’impacchettare na statua che tiene duemila anni, solo perché a uno impottante gli può dar fastidio di vedere na zizza di marmo, uh merò, ma quella è na zizza, ma questi so pazzi, sciò sciò, basta zizze di marmo, basta, fate impiccare sto scultore, ma signore non possiamo, e allora almeno mandategli na segnalazione su feisbuc.

pensa che cinquecento anni fa uno chiamato vincenzo rossi, da fiesole, scolpì na statua dove ercole e diomede si appiccicavano facendosi quasi na sessantanove acrobatica e tenendosi per il pene - una cosa dalla forte connotazione omosessuale, che però lasciava intendere tutta serie di significati che andrebbero interpretati pure alla luce delle dodici fatiche di eracle.

e senti, mo intimeno quest’opera è conservata a palazzo vecchio.
e cercando su internet, ho trovato un sito che ne vende la riproduzione in bronzo, scala uno a dieci, ci hanno fatto però giusto qualche ritocco.

cioè, uno dei due peni è stato nascosto co na foglia.
l’altro invece è stato coperto co un mantesino evidentemente posticcio.

praticamente na riproduzione dimmerda, che sicuramente finirà o su na colonna dimmerda nel corridoio di un camorrista, o in una sala ocess per ricevimenti ocess a poggiomarino dove sparano le colombe coi kalashnikov, embè, loro si so fatti lo scrupolo del decoro.
essì, non sia mai qualche pregiudicato, mentre sta mangiando na pasta e fagioli co le cozze co la vrachetta spuntata, resta traumtizzato dalla vista di quello che tutti gli uomini tengono o dovrebbero tenere in mezzo alle cosce, nono, via i piselli dalle statue, copriamo tutto, a zì, ramm n’attimo ‘o scialle, che ci devi fare a zia, no niente devo andare a coprire chillu pesc, mi turba, ah sisì tieni a zia, è nu schif, è na vergonnia, ammacchia ammacchia, tieni a zia, ciao.


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