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OPERAZIONE SAN GENNARO.
Io, a faccia gialla, ci voglio chiedere na grazia.

per quanto io possa odiare tutta quella serie di scaramanzie, feticci e devianze ridicole chiamata religione, provo la massima stima nei confronti di chi bell e buono ha messo in mezzo la storia del sangue di san gennaro.

san gennaro è un santo la cui vita è avvolta nel mistero.

qualcuno pensa che sia nato a benevento, qualcun altro afferma con sconcertante sicumera di averlo visto uscire da sotto al cappellino di giggione.
oltre a ciò, si sa veramente poco di un martire presumibilmente vissuto ai tempi delle elementari di iva zanicchi.

ma della storia di faccia gialla - chiamato così per l'ittero dopo una zuppa di cozze fuori all'orto botanico - in realtà non gliene importa niente a nessuno.

la gente vuole sapere solo se il sangue nelle teche si è sciolto o no.

perché, se si scioglie, è di buon auspicio per neapolis.
(infatti ultimamente s'è sempre liquefatto - e non a caso la nostra città attraversa decenni di rinascimento, tanto benessere diffuso, felicità e tranquillità.)

e allò a prima mattina già vedi migliaia di persone che si avvicinano al duomo.
molti ci vanno a chiedere la grazia, so convinti di sto fatto.

sisì, perché un dio misericordioso, lo nota il fatto che ti sei scetato presto e che stai pregando a pappagallo da ore verso il mezzobusto di uno che non si sa manco se è mai esistito, in una cattedrale che se metti su ebay un solo lampadario, gli puoi far servire l'ostrica tutti i giorni, alla mensa dei poveri fuori piazza mercato.

prega, devi pregare.
soprattutto se lo fai in determinati giorni speciali, tipo quello di oggi - che è un po' come la finale dei mondiali per un calciatore, perché è sicuro che sugli spalti ci saranno tutti gli addetti ai lavori che ti stanno osservando, quindi cerchi di impegnarti più che puoi accussì 'a gente dice merò guadd llà comm è credente, chillu pascale.

però, se voglio essere cinico, e cercare di farmi piacere pure i bancarielli di souvenir all'interno del duomo, in realtà è così che questa città deve risorgere.

cioè sfruttando leggende antiche, storie finto-esoteriche, munacielli, gli assistiti, le scaramanzie - così come all'estero, attorno agli aneddoti sugli elfi e sui mostri nei laghi, ci costruiscono musei e gift-shop.

e quindi dobbiamo fare tutti finta, ma tutti quanti proprio, che certe cose siano veramente vere, per creare un indotto turistico attorno a speculazioni che lucidamente sono boiate clamorose.

e così il weekend di san gennaro, la gente da niu iork verrà a napoli solo per vedere orde di fanatici invasati che fanno cose assurde, e i mericani cacheranno i danari per questo.

daddy... why is that granny screamin... omg... it's fuckin insane.
yeah sweetie... it's folklore... quiet... oooh so cuuuute... how much is this padreppio's statuette with sunglasses.

tutta una città impegnata in un grande teatro a cielo aperto.
tutti teatranti.

chi canta le hit storiche di ninodangelo, chi simula un vero scippo napoletano, chi spiega la procedura per aprire e chiudere una patatineria, chi impasta una pizza suonando un mandolino.
tutti teatranti.

in modo che mettiamo una tassa di soggiorno tipo biglietto d'ingresso per uno spettacolo, che poi ci spartiamo noi che viviamo in centro.

perchè al momento teniamo un sacco di usanze assurde da sfruttare - piglia a quello giù da me che ogni sera, nonostante uozzapp, msn, feisbuc, skype, telefonino, citofoni e barracchini, usa ancora urlare come un madonnaro dal livello strada per far affacciare suo fratello al quarto piano.

cioè uagliù.
dobbiamo iniziare a monetizzare tutt sti ccacate senza logica.
il folklore, quei gesti carnali, quei fatti ca nuje simm accusì, pepperè pepperè.

osinò stamm facenn 'e strunz a vacant, capì.
ciao.


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